Comportamento alimentare, scelta dei cibi e strategie nutrizionali sono legate al genere uomo o donna?

E se anche a tavola c’entrassero l’evoluzione della specie ed i nostri antenati? 

Ricordiamoci sempre che ogni cosa ha uno scopo: il cibo dona nuove energie al nostro corpo, così che possa svolgere ogni attività necessaria.

L’obiettivo dell’alimentazione è il mantenimento di una buona salute e il benessere generale.

La conoscenza comune, come risultato delle osservazioni dell’esperienza, ha reso salda la convinzione che sussistano differenze tra uomo e donna nel rapporto con il cibo.

Vediamo insieme quali siano effettivamente le differenze tra sessi quanto a comportamento alimentare, scelta degli alimenti e strategie nutrizionali; si tratta di elementi coinvolti in un condizionamento di fattori legati all’evoluzione, intra-individuali (biologici o fisiologici) ed extra-individuali (socioeconomici e culturali).

Nel corso dell’evoluzione, da una vita nomade a una stazionaria, sono cambiate parecchie cose; è sempre bene ricordare, però, che la nostra amigdala rimane quella dei nostri avi preistorici.

In epoca pre-neolitica, le differenze uomo-donna erano ben più evidenti: le donne raccoglievano, gli uomini cacciavano, differenze osservabili tuttora in alcune popolazioni nomadi.

Si tratta di comportamenti alimentari che sono impressi nel nostro DNA.

Se gli uomini tendono a mangiare alimenti più energetici e grassi, le donne hanno ereditato una preferenza per i carboidrati e una marcata dimensione sociale del rapporto con il cibo.

Le donne, generalmente, mostrano maggior fiducia in una sana alimentazione, maggior coinvolgimento nel controllo del peso corporeo e la tendenza a mangiare in gruppo durante situazioni stressanti; spesso vivono con frustrazione i loro comportamenti nutrizionali, poiché sentono maggiormente la pressione sociale, e per questo sacrificano spesso l’esperienza del piacere legato al cibo.

Di tutt’altra pasta le abitudini maschili: gli uomini, infatti, preferiscono pasti succulenti dal sapore forte, e si fanno guidare preferibilmente dal piacere nel consumarli.

Sono gli uomini che più frequentemente, per fare un esempio, consumano dolcetti e snack furtivi guardando la tivù sul divano, assumono più integratori e vanno più spesso ai fast food.

Ma praticano anche con maggior regolarità attività fisica e modificano la loro dieta quando devono dimagrire, aspetto che invece dalle donne è vissuto spesso con frustrazione.

Le donne abbandonano con più frequenza il consumo di cibi ad alto contenuto di grasso e riducono l’uso di sale in cucina, per abbracciare diete ad alto contenuto di fibre, frutta e verdura in particolare.

Le donne inoltre si mostrano generalmente più ricettive nell’applicare indicazioni sul consumo di verdura durante i pasti.

Quindi, una relazione tra comportamento alimentare e sesso biologico esiste, eccome!

Conoscere il comportamento alimentare può diventare una risorsa preziosa per impostare politiche a favore della salute, nell’ottica di contenere tutte quelle patologie non trasmissibili che sono legate all’aumento di peso.

In questo senso, analizzare i fattori di reciprocità tra i diversi comportamenti intrecciati può diventare un punto di forza per creare scambi virtuosi per tutte le parti coinvolte.

L’alimentazione nell’ultimo ventennio ha assunto un ruolo di primissimo piano nel mantenimento della salute nella popolazione mondiale ed è considerata come strumento essenziale di prevenzione primaria.

È, infatti, indubbia la correlazione tra alimentazione inadeguata e aumento del rischio di malattie cronico-degenerative, le cosiddette malattie non trasmissibili (infarto, ictus, ipertensione, diabete tipo 2, cancro), che sono la principale causa di morte in tutto il mondo.

Queste patologie sono fortemente condizionate dagli stili di vita che tra gli altri fattori comprendono le abitudini alimentari, influenzate a loro volta da fattori biologici, di genere e ambientali.

L’alimentazione incide in modo diverso sulla salute di uomini e donne, sebbene queste ultime non siano state quasi mai oggetto della ricerca scientifica in ambito nutrizionale, al punto che le stesse raccomandazioni nutrizionali moderne si basano su studi condotti in prevalenza tra i maschi.

Recentemente la ricerca in nutrizione si sta fortemente orientando, così come la medicina in generale, verso la nutrizione personalizzata, cioè una nutrizione di precisione che tenga conto delle diversità.

È normale quindi che uomo e donna debbano avere una differente alimentazione, sia in quantità che in qualità.

Questo principalmente perché il fabbisogno di nutrienti è profondamente diverso tra i due sessi.

Infine, c’è da dire anche che esistono veri e propri stereotipi culturali riguardo gli alimenti.

Alcuni cibi sono considerati “maschili”, altri “femminili”: la carne rossa, per esempio, è cibo per maschi, l’insalata e i dolci sono considerati cibo per femmine.

È evidente che la prevenzione primaria deve tener conto delle differenze di genere rispetto alla nutrizione oltre che dei fattori biologici.

Solo così interventi di politica sanitaria preventiva saranno efficaci e in grado di influenzare, modificandoli, i comportamenti alimentari della popolazione, a partire dall’infanzia.

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