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Il mantenimento del proprio peso ideale previene la comparsa di malattie che sono oggi estremamente diffuse.
Per prevenire o ridurre il sovrappeso bisogna equilibrare la propria alimentazione, soddisfacendo il proprio appetito con alimenti a più basso valore energetico e ricchi di fibre vegetali (per esempio, frutta fresca, ortaggi).
Nelle abitudini di vita deve trovare spazio anche una costante e moderata attività fisica (per esempio, camminare per circa un'ora al giorno), che permette di bruciare calorie e di mantenere in buone condizioni l'apparato cardiocircolatorio e respiratorio.
Una cosa reale e appurata è il concetto che vede la cucina incapace di essere disgiunta dal rapporto che si ha con il cibo. Tale rapporto può essere vissuto in molti modi diversi che in alcuni casi possono purtroppo arrivare a vere e proprie patologie.
Sono a tutti noti i termini di bulimia e anoressia con le devastanti conseguenze che tali malattie hanno sui soggetti che ne sono affetti.
Chi ha determinati problemi si ritrova a mangiare spesso per compensare problemi psicologici non risolti, oppure può considerare il cibo necessario per puro spirito di sopravvivenza. In entrambi è ovvio che parlare di amore per il cibo è decisamente fuori luogo.
Anche fra chi sembra provare amore – normale - per il cibo esistono però profonde diversità.
Possiamo trovare chi lo ama facendolo diventare una sorta di fissazione come fosse una cultura o una religione e gli dà, quindi, un’esagerata importanza alla qualità e alla forma, sopravvalutando il ruolo che l’alimentazione può avere nella qualità della vita.
Un esempio classico è chi frequenta soltanto ristoranti estremamente rinomati e privilegia piatti super raffinati, diventando reticente verso cibi che ritiene di infima qualità.
C’è poi il salutista convinto, con un grande interesse per l’alimentazione, vista però in modo troppo teorico come mezzo per supportare la propria salute, senza nessuna possibilità di farla diventare un oggetto di amore e totale soddisfazione fisica ed emotiva.
Quest’ultimo apprezza la qualità dei cibi, è attento a non esagerare, ma spesso è portato a vedere il cibo più come un nemico che come un membro della propria squadra.
L’esagerato, infine, non presenta nessun freno nei confronti del suo amore smodato per il cibo, facendolo diventare una sorta di droga di cui non può fare a meno per rendere significative e gratificanti le proprie giornate.
L’incapacità di resistere alle lusinghe del cibo – evidenti in qualsiasi senso umano, vista, tatto, gusto e olfatto - è sicuramente una delle cause del sovrappeso nei Paesi più sviluppati ed è anche quella che ha portato la maggior parte delle persone a dedicarsi a diete assurde e dal risultato poco fattibile.
Ma chi è il soggetto che ha un atteggiamento equilibrato nei confronti del cibo?
Vediamo questo elenco:
- colui che sicuramente non demonizza il cibo, ma lo apprezza, dando però la priorità alla salute, quindi a un corpo forte e snello, senza esagerare o sentirsi in colpa se sgarra;
- dà la giusta importanza alla qualità evitando gli eccessi paranoici;
- conosce la profonda differenza fra abbuffata ed eccezione vista come premio a uno sforzo.
Perdita di controllo del cibo: abbuffarsi
Molte persone sanno benissimo che l’equilibrio è la strada corretta, ma non sanno viverlo in modo continuo nella loro quotidianità, perché dipende da troppi fattori.
Anzi, fanno l’errore di oscillare periodicamente fra condizioni di forte restrizione alimentare e abbuffate senza controllo, magari subito dopo aver faticosamente perso qualche chilo.
Prima abbiamo detto che c’è chi non riesce a distinguere un’abbuffata da un’eccezione alimentare, o sgarro. Il primo termine riguarda un’esagerazione con conseguenze negative sulla qualità della vita.
Il secondo rappresenta un superamento del proprio fabbisogno calorico giornaliero, dove si mangia più del dovuto, una volta ogni tanto.
Le eccezioni o sgarri non sono negativi, ma possono essere visti come premi per gli sforzi intrapresi, vediamo, però, alcune regole per limitare le calorie assunte durante le eccezioni alimentari. Vediamo le più importanti.
· Diminuire il tempo a tavola: un pasto non dovrebbe durare mai più di due ore.
La situazione peggiore è rappresentata da quei pasti sulle tre ore dove si può assorbire tranquillamente una quantità infinita di portate.
È vero che si ha l’abitudine alla convivialità, ma se si vive in maniera esagerata e fuori controllo, comporta una scarsa coscienza alimentare.
I pranzi con parenti, amici, di lavoro ecc. devono costituire piacevoli eccezioni, non la regola.
· Limitare le portate: sarebbe meglio dire addio agli antipasti, anche se spesso sono la migliore parte di un pasto. Sono inutili, vengono ingerite troppe calorie e poi portano a voler mangiare ancora di più.
· Non prendere il bis: questa sembra una banalità, ma in realtà spiega perché è chiaramente meglio un pranzo al ristorante che il classico invito a casa di parenti o amici.
A casa c’è sempre qualcosa “che va finito”, il senso del dovere e il dispiacere di lasciare le cose nel piatto. E le calorie viaggiano.
· Evitare di pavoneggiare come grande mangiatore: quante volte hai gareggiato con il cibo dimostrando di essere una buona forchetta? Stai tranquillo, non devi dimostrare di essere un grande intenditore di liquori, formaggi, vini, dolci e di qualsiasi ricetta che potrai trovarti di fronte.
· Evitare gli ingredienti inutili: il pane fra una portata e l’altra, l’alcol a ogni piatto, le bibite dolcificate, contorni troppo abbondanti ecc. sono calorie che nulla aggiungono alla soddisfazione di un buon pasto, ma che pesano come macigni sul computo calorico globale.
· Scegliere nel menu il buono ma light: chi sogna le uscite per potersi sfogare con piatti ipercalorici non ha capito molto; la sua abituale moderazione viene vista quindi come una costrizione piuttosto che una scelta.
L’intelligenza alimentare consiste proprio nel preferire spontaneamente e in maniera convinta cibi buoni, ma salutari.
· Finire i piatti altrui equivale a un bis: è classico l’esempio di chi finisce il piatto del figlio o del coniuge, non è vero? Ma non sei la spazzatura e neppure il responsabile della loro mancanza di appetito. Quindi limitati alla tua porzione.
· No alla scarpetta: gran parte delle calorie di piatti ipercalorici (primi e secondi) possono restare nel piatto, ed è lì che devono continuare a rimanere.
Evitiamo di usare il pane o qualcosa di particolarmente pesante, per recuperare i sughi in eccesso. Non moriremo di fame.
Probabilmente con queste regole e con la regola base della dieta italiana è molto facile mantenere un peso salutistico. Per recuperare facilmente le eccezioni si sarà portati naturalmente a fare sport e ad alzare la priorità di quest’ultimo nella propria vita (demolendo l’assurdo alibi “non ho tempo”) e si avrà una vita di relazione meno orientata all’evento gastronomico (per esempio si vedono i propri amici dopo cena, anziché a cena).
La persona equilibrata si ferma prima di stare male o di avere sensazioni spiacevoli (tant’è che a volte ha ancora fame anche se ha mangiato molto!), se beve, non aspetta di essere sbronzo, ma si ferma sempre prima che gli giri la testa.
Perdita di controllo legato alla fissazione per il cibo
Alla luce di quanto detto, si capisce che una cucina moderna e salutistica è quella in grado di consentire piacevoli e frequenti eccezioni alimentari.
Frequenti, nel senso che, vogliamo sottolineare che solo una cucina dietetica può garantire il raggiungimento dello scopo, mentre l’aggettivo piacevoli sottolinea che tale cucina deve necessariamente abbinarsi all’appetibilità dei piatti e cioè al gusto.
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